La ricostruzione mammaria è un intervento chirurgico che segue all’asportazione della mammella, o di parte di essa, in seguito ad un tumore o ad altra malattia. Le nuove tecniche oggi a disposizione consentono al chirurgo di poter ricostruire una mammella molto simile nella forma e nella consistenza a quella di una mammella naturale. L’intervento può essere eseguito contemporaneamente alla mastectomia nella stragrande maggioranza dei casi. Naturalmente a patto che esista una collaborazione fra chirurgo generale (che compie l’atto demolitivo) e chirurgo plastico che ricostruisce. In tal modo si evita alla paziente la drammatica esperienza di vivere per un periodo della propria vita senza seno. Va sottolineato infatti che da un punto di vista psicologico la mastectomia è un intervento devastante, colpendo la donna nel pieno della simbologia della femminilità: il seno. Pertanto la ricostruzione è un atto dovuto che deve restituire alla paziente la possibilità di mantenere una corretta vita di relazione. La ricostruzione mammaria non è una procedura chirurgica semplice e la scelta della tecnica da adottare varia a seconda del caso clinico.

L’intervento chirurgico
L’idea della ricostruzione mammaria si affaccia alla mente contestualmente con la diagnosi del tumore. Idealmente per la paziente la condizione ottimale sarebbe costituita dalla collaborazione professionale tra il chirurgo demolitore e quello ricostruttore che insieme dovrebbero pianificare la strategia per eseguire l’intervento chirurgico più idoneo alla paziente, nel rispetto della radicalità oncologica e del miglior risultato estetico. Ogni paziente ha, in rapporto al tipo, sede e dimensioni del tumore; all’anatomia e alle condizioni locali dei tessuti; alle condizioni generali ed all’età della paziente, un intervento di scelta.
Le opzioni a disposizione sono sostanzialmente tre:

  • Espansione tissutale
  • Lembo muscolo cutaneo del dorso (latissimus dorsi) con o senza protesi
  • Lembo retto dell’addome con o senza protesi

Espansione tissutale
E’ la metodica più frequentemente utilizzata e prevede l’inserimento, in una tasca sottomuscolare, di un espansore tissutale. Si può eseguire sia nelle ricostruzioni immediate che tardive. Una volta posizionato il dispositivo, si procede al suo riempimento (con soluzione salina) attraverso una valvola che può essere incorporata all’impianto o posta a distanza e collegata ad esso mediante un tubicino di raccordo. Il riempimento, che viene eseguito ogni due settimane (ambulatorialmente), determina la distensione dei tessuti. Una volta che la tasca si sia distesa a sufficienza, si procede al secondo intervento nel quale si sostituisce l’espansore con una protesi.

Lembo muscolo-cutaneo di latissimo del dorso
Questa metodica viene utilizzata quando l’intervento demolitivo ha sacrificato gran parte dei tessuti del torace che sono troppo poco rappresentati per sopportare un’espansione; quando si deve eseguire una mastectomia dopo precedenti interventi di demolizione (quadrantectomia) e la copertura cutanea non è sufficiente; quando la paziente ha un seno poco voluminoso, non gradisce la protesi e vuole invece un aspetto più naturale. Il muscolo viene trasferito dal dorso, mantenendo il suo peduncolo vascolo-nervoso e portando con sé un’isola cutanea in modo da fornire nuova stoffa alla regione anteriore e sufficiente copertura.

Lembo muscolo-cutaneo diretto addominale
Questa metodica si attua quando si presenta la necessità di fornire stoffa alla parete toracica in seguito ad interventi particolarmente demolitivi o se la paziente rifiuta la ricostruzione con materiale protesico. Questo intervento può prevedere il trasferimento del lembo muscolo-cutaneo anche con intervento microchirurgico. Non necessita mai dell’impiego di una protesi aggiuntiva, né di intervento di adeguamento della mammella controlaterale in quanto si può, in prima istanza, creare una mammella di forma e volume molto simile alla controlaterale. Tutti e tre gli interventi possono essere completati da interventi aggiuntivi di lipofilling che migliora ulteriormente i risultati in termini di qualità della cicatrice, sofficità del lembo cutaneo, miglioramento della contrattura capsulare e degli esiti di un’eventuale radioterapia. Al termine della ricostruzione mammaria è possibile poi ricostruire, qualora questo sia stato asportato,  il complesso areola-capezzolo con un intervento ambulatoriale.

L’Anestesia
L’intervento di ricostruzione mammaria viene eseguito sempre in Anestesia Generale.

Il postoperatorio
Il post-operatorio è in stretta correlazione con il tipo di intervento ricostruttivo. Maggiore è la mobilizzazione dei tessuti, maggiori le conseguenze in termini di dolore, edema, ritardo nella ripresa delle attività. La dimissione può avvenire da due a sette giorni dall’intervento. Possono esserci tubicini di drenaggio. Il dolore è sempre molto ben controllato dalla terapia farmacologica. I punti di sutura vengono rimossi dopo 15-21 giorni.

Il nuovo aspetto
La premessa è che la ricostruzione mammaria è  un intervento di Chirurgia Plastica complesso. Il risultato può essere buono, ottimo o eccellente a seconda dei casi clinici, della qualità della pelle della paziente, delle condizioni cliniche e fisiche della paziente cioè  può variare tenendo conto di molteplici variabili indipendentemente dalla bravura e capacità del chirurgo. Ci sono, infatti,  grandi possibilità che all’occhio della paziente la neo-mammella possa sembrare più piatta o più rotonda della mammella controlaterale. E’possibile che il profilo non sia lo stesso di prima dell’intervento o che il colore dei tessuti non sia esattamente lo stesso della mammella controlaterale. L’importante è essere consapevoli che il seno non potrà più essere uguale a prima e che  tuttavia  la ricostruzione mammaria cambia drasticamente in meglio la vita delle pazienti mastectomizzate. Bisogna sottolineare a tale proposito che, al giorno d’oggi, grazie alle continue campagne di prevenzione e alla grande informazione che al riguardo effettuano i media, le donne sono estremamente sensibilizzate al problema e, grazie alle diagnosi precoci, sempre più di rado si osservano tumori in stato avanzato.

Rischi e complicanze
Tutte le donne che hanno subito un intervento demolitivo al seno possono ricostruirlo, seppure con differenti procedure. Oltre alle complicanze generiche di tutti gli interventi chirurgici (infezioni, sieromi, ematomi, etc.), in relazione alla metodica impiegata, si possono avere delle complicanze specifiche. Nella ricostruzione con espansore tissutale, tra le complicanze specifiche, va ricordata l’estrusione della protesi. Le protesi poi possono dare contrattura capsulare, che talvolta può richiedere un ulteriore intervento di correzione. È importante sottolineare come la ricostruzione non determini in alcun caso una recidiva (ripresa di malattia) e che non interferisce con eventuali terapie adiuvanti (chemioterapia, radioterapia). Le donne che non hanno una ricostruzione immediata, vivono un periodo di riadattamento emotivo determinato dalla loro nuova situazione, possono essere ansiose ed emotivamente instabili e molto spesso arrivano da sole alla determinazione di sottoporsi all’intervento ricostruttivo.